CASCIANA ALTA
Frazione di origine antica, si distingueva in due borghi: il borgo chiamato Sezzana o Sessana, sviluppatosi intorno alla rocca, di cui si è mantenuta l’originale planimetria e quello posto più in basso, detto Croce. La Chiesa parocchiale di San Nicola, ricostruita in stile Settecentesco, si trova in piazza Mascagni, al centro di Casciana Alta. Al suo interno vi sono pregevoli tele del Barocco: a sinistra, sopra il primo confessionale, è il San Giuliano risuscita l’Annegato, opera di Orazio Fidani del 1645, all’altare laterale sinistro è la Circoncisione di Nostro Signore, di Santi di Tito, sopra il primo confessionale a destra è La famiglia di Giuseppe di Filippo Tarchiani e sulla parete di destra è la Madonna del Rosario di Santi di Tito. La chiesa custodiva il celebre polittico della Vergine con Bambino tra i santi Giovanni, Bartolomeo, Stefano, Tommaso D’Aquino e profeti, proveniente dal Duomo di Pisa, poi in Santo Stefano di Vivaia e attualmente conservato al Museo Nazionale di San Matteo in Pisa.
CEPPATO
L’antico borgo di Ceppato si arrocca tra Parlascio e Sant’Ermo ed il suo nucleo abitato si caratterizza ancora oggi per la presenza di case – torri dei secoli XIII – XIV, poste i posizione dominante essendo state un tempo utilizzate per l’avvistamento dei combattenti nemici.
Nella parte più settentrionale si apre una piazzetta su sui si affacciano edifici dei secoli XVII – XVIII.
Sicuramente meritevole di una visita è la cappella intitolata a San Rocco, recentemente restaurata ed abbellita con un affresco sulla lunetta del portale, ad opera di Africano Paffi.
CEVOLI
Chiamato anticamente castrum de Ceulis, fu proprietà dei vescovi di Lucca. È tuttavia probabile che almeno fino al secolo XII vi esercitassero effettivo potere i conti di Strido, che qui avevano una torre. Agli Strido subentrarono i Ceuli i quali, abbattuta la torre, intrapresero la costruzione di una chiesa che rimase incompiuta. La struttura dell’attuale chiesa parrocchiale, intitolata ai Santi Pietro e Paolo, risale al primo decennio del secolo XVIII e conserva due opere artistiche: nella cappella laterale di destra una Sacra Conversazione di Andrea Pisano “de Pisis” (unica opera firmata dall’artista pisano) datata 1490 e un imponente crocifisso ligneo del secolo XI. Fra le varie costruzioni patrizie dislocate nei dintorni meritano di essere menzionate la Villa Ceuli-Norci e la Villa Cioppa, entrambe di proprietà privata. La prima fu edificata alla fine del secolo XVII, dotata di un magnifico parco, di una tinaia e di una cappella privata che conserva una meridiana incorniciata da festoni robbiani a bassorilievo. Villa Cioppa, ex villa Zar, risale in parte al primi del Cinquecento e in parte al secolo XVIII, quando venne ampliata dai conti pisani Da Scorno. La cappella annessa alla villa conserva una tavola raffigurante la Madonna della Neve, attribuita alla scuola di Andrea del Sarto.
COLLEMONTANINO
Sorge alle pendici di un colle dove era la Rocca di Montanino, della quale sono ancora visibili i ruderi. Secondo la leggenda il castello fu sede della Contessa Matilde. Un suo merlo malato – dice la storia – ogni giorno volava ad una sorgente d’acqua fumante e l’acqua gli ridava salute. Dal merlo della Contessa Matilde inizia la storia di Casciana e della sue Terme.
Antico castello di proprietà dei Cadolingi e in seguito degli Upezzinghi, ebbe un’importanza strategica per la posizione che aveva e fu più volte conteso tra Lucca e Pisa.
La strada che collega il paese con il rudere della Rocca attraversa il piccolo borgo de Il Poggio, ancora oggi riconoscibile nelle inalterate caratteristiche di epoca feudale. Lungo il crinale del colle la vista spazia su tutto il territorio delle Colline Pisane.
La chiesa parrocchiale intitolata a San Lorenzo presenta un ambiente spoglio con l’altare in pietra serena e la vasca battesimale con acqua corrente. Lungo la strada per Parlascio si apre una suggestiva discesa di pini e macchia mediterranea in cui è piacevole addentrarsi, denominata “Poggio alla Farnia”.
GELLO MATTACCINO
Detta anche Gello delle Colline, deve il nome, per sincope, ad Alessandro di Matteo Cini che acquistò la vasta tenuta durante il potere di Cosimo I, a metà del secolo XVI; in una notifica giudiziaria del 1551 la località è riportata con il nome di Gello di Matteo Cini.
La pieve di San Martino in Gello costituì la chiesa più remota della diocesi di Lucca, risalendo la sua documentazione all’anno 764; nel 1260 l’edificio non esisteva più. La zona si presenta di interesse archeologico perché certamente nei dintorni dovevano esistere insediamenti abitativi più antichi. Proprietaria del castello e del mulino, nella prima metà del secolo XIX, era la famiglia pisana dei Rosselmini; ancora oggi il castello si erge con la sua imponenza sull’ampia e verde vallata del fiume Fine, meritandosi il titolo di rocca residenziale fra le più mirabili della provincia.
LAVAIANO
Ripartito un tempo in due, Lavaiano vecchio e Lavaiano nuovo, questo antico borgo viene menzionato sin dall’anno 880. Nel 1370 fu fortificato da Pisa con una rocca munita di fossato e ponte levatoio; nel 1389 la rocca fu distrutta dai fiorentini. Oggi la frazione è circondata da appezzamenti agricoli e da una vasta area costellata di casolari, fattorie e ville signorili. La chiesa parrocchiale di San Martino conserva al suo interno una cinquecentesca ancona. Sul frontone della porta d’ingresso si trova uno stemma dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano.
PARLASCIO
Per un certo periodo si è ritenuto che il borgo fosse stato fondato da Matilde di Canossa. La prima documentazione in cui Parlascio viene citato risale al 1193 e riguarda un contratto di vendita. Il suo nome significa “anfiteatro”, definizione che deriva dalla morfologia del territorio, tale da offrire uno dei panorami più suggestivi della provincia pisana. Ancora oggi si scorgono i ruderi dell’antico castello e nelle mura sono visibili le feritoie per le armi da fuoco. Come le altre località della zona, cadde sotto il dominio dei fiorentini nel 1406. Nel 1444 gli Uppezzinghi, signori del borgo, riedificarono la chiesa intitolata ai Santi Quirico e Giulitta nella forma in cu iancora oggi si mostra. La facciata era, in origine, adornata di bacini ceramici, adesso conservati al Museo di San Matteo a Pisa. Nell’interno affreschi, fra i quali il Volto Santo attribuito a Bartolomeo da Ceppato, i Santi Quirico e Giulitta e un busto della Madonna del Latte. Di fianco alla Chiesa una terrazza offre uno straordinario panorama della Toscana centro occidentale, dalle Alpi Apuane a Volterra e sulle colline della Valdera punteggiate di paesi, case sparse, vigne, borghi, campi coltivati.
Nell’area immediatamente sovrastante la chiesa, ove sorgeva la rocca, dal 1998 è in corso una campagna di scavi archeologici che hanno portato alla luce numerosi reperti etruschi, testimonianze di insediamento che dal VII secolo a.C. si mantenne sino ai tempi dell’avvenuta diffusione della civiltà greca nel mediterraneo e nel mondo asiatico (ellenismo: 323 a. C. – 31 a. C. ). Uno degli obiettivi di maggiore fascino ed interesse scientifico è quello di capire come questo centro, legato alla Pisa Etrusca, presentasse in epoca arcaica, a partire dalla fine del Villanoviano, una ricchezza notevole, testimoniata dai frammenti rinvenuti. Molti di essi appartengono alla cultura pisana, molti sono riferibili ad anfore vinarie etrusche ed orientali, altri a ceramiche di importazione. Oltre a tali ritrovamenti sono emersi vari materiali di periodo medievale, riferibili alla vita del castello, sino agli anni dell’ascesa del dominio fiorentino sull’intero territorio pisano. Alcuni dei reperti sono esposti in vetrine all’interno dello stabilimento termale e presso il Ritrovo del Forestiero.
PERIGNANO
Di probabile origine latino-coloniale, Perignano viene menzionato in un documento del 963. Nel 1260 aveva due chiese registrate nella diocesi di Lucca, Sant’Andrea e Santa Lucia. Oggi il borgo è conosciuto in tutta Italia come “città dell’arredamento” per la vasta e qualificata offerta del suo centro espositivo, frutto dell’attività di numerose industrie artigianali operanti nel settore del mobilio. E’ inoltre centro agricolo, con campi coltivati a foraggi e cereali e diverse ville. L’attuale chiesa parrocchiale di Santa Lucia, ultimata nel 1885, è decorata con pitture murali eseguite da Antonio Gajoni del 1941 e con tele seicentesche, provenienti probabilmente il vasto complesso della Villa Sanminiatelli, tipica residenza signorile di campagna. Vi si accede da un bellissimo viale alberato da cipressi, che si immette in un parco che collega la fattoria alla villa e alla cappella di famiglia. Grazie al conte Orazio all’interno Commedia del secolo XV e un’edizione delle opere di Marsilio Ficino stampata a Pisa nel 1492.
SAN MARTINO IN COLLE
Il piccolo nucleo, formato da alcuni casolari colonici, sorge a sud-est di Casciana e custodisce tra i propri ulivi, a destra della strada che sala al Colle Montanino, la chiesetta di San Martino, ottimo esempio di monumento romanico; in buono stato si sono conservati l’abside, i piedritti del portale e le mura mentre l’interno è abbandonato alla rovina.
SANT'ERMO
Il borgo di Sant’Ermo si raccoglie attorno alla Chiesa di Sant’Ermete, attestata già dal 1260 nel catalogo degli edifici religiosi del la diocesi di Lucca; nel 1444 ricevette il fonte battesimale della chiesa di Gello Mattaccino. Nei pressi del borgo è possibile visitare il Santuario della “Madonna dei Monti” , piccolo tempio che mantiene il suo originale impianto; la zona è ricca di ville residenziali già dal secolo XVIII.
A cura di www.santermo.net
USIGLIANO
Antico borgo conosciuto per la presenza della famiglia Upezzinghi, testimoniata dall’attuale palazzo Upezzinghi, antica sede del castello, e dalla tomba di Giovanni Upezzinghi, conservata nella stessa Chiesa di San Lorenzo. Piccolo centro rurale, distribuito su quattro colline con altrettante ville residenziali, fra le quali la villa Nelli Feroci originariamente Upezzinghi, che compare per la prima volta in un documento del 1378, e la villa Castelli, che conserva una cantina interrata e scavata nel tufo, nella quale sono visibili, oltre al vecchio frantoio, i caratteristici coppi centenari in terracotta. dell’Impruneta, utilizzati per conservare l’olio. Tali ambienti costituiscono il suggestivo Museo delle Attività Agricole che conserva numerosi attrezzi e macchinari del passato.